La verità dei Vangeli, la Sindone, la massoneria e le falsità di Dan Brown

Intervista al professor Marco Fasol

Il professor Marco Fasol, sindonologo e docente di Storia e Filosofia, è tra i più apprezzati studiosi di testi sacri e della Sindone.

La prima domanda è sempre ovvia. Inizio dalla seconda. Il termine a quo dei suoi interessi di studente e di studioso?

La prima giovinezza. Volevo spiegare ai non credenti i motivi “ragionevoli” della Fede, da studioso di Storia e Filosofia che crede anche perché ha dei fondamenti storici; la Sindone è tra questi segni straordinari.

Uno dei segni. Qual è l’imprescindibile?

La voce della coscienza. Il messaggio cristiano è conforme al cuore e ai desideri dell’uomo. Altri segni, i miracoli e la verità storica dei Vangeli che rispondono alle domande fondamentali: da dove veniamo, dove andremo dopo la morte, cosa dobbiamo fare. Posso dire di aver attraversato il territorio dell’urgenza, con i Vangeli… La Sindone è passata pro tempore in secondo piano, nonostante gli studenti mi suggerissero, con insistenza, di parlarne. Poi, nel novembre del 2003 è uscito in Italia il romanzo di Dan Brown Il codice da Vinci.

Il libro è molto americano, il film molto da botteghino, il tutto molto complottista.

Insieme a un cumulo di falsi storici, Brown sostiene che la Chiesa abbia falsificato la storia, diversamente da quella narrata dai Vangeli apocrifi gnostici. Un esempio palese dell’inattendibilità di Brown: l’imperatore romano Costantino avrebbe convocato il Concilio di Nicea del 325 D.C. e dato il fondamento teologico al Cristianesimo.

Libro e film hanno riscosso un successo planetario. Anche presso il coté di qualche intellettuale, pronto a prendere la palla al balzo.

Sono assurti allo status di autentico documento. Gli studenti – e non solo- non distinguevano un thriller hollywoodiano di grana grossa e un romanzo infarcito di svarioni da un serio saggio storico. 

Ho deciso così di scrivere Il codice svelato per proporre un’analisi attendibile della storicità dei Vangeli. Dopo un  paio d’anni, indotto anche dalla sollecitazione dei frequentatori delle mie conferenze, sono tornato sull’argomento con la giornalista Corona Perer, fondatrice e direttrice del giornale Sentire e ho pubblicato, insieme a lei, L’uomo della Sindone.

Anche la Chiesa accosta alla reliquia la parola uomo.

La prudenza della Chiesa risale al processo contro Galileo, accusato di eresia perché sostenitore del sistema copernicano e non di quello tolemaico, non collidente con l’interpretazione letterale della Bibbia che pone la Terra al centro dell’universo. Giosuè dice Sole, fermati su Gabaon! E tu, Luna, nella valle di Aialon!

La quaestio ha avuto secolari strascichi dolorosi e strumentalizzati, nonostante la scienza sia per statuto epistemologico falsificabile e sempre rivedibile. 

C’è, poi, l’empreinte  del Protestantesimo che vuole la separazione tra fede e scienza in campi paralleli e distinti. La Sindone è un documento archeologico fenomenico esaminabile e misurabile scientificamente; la scienza dice che la formazione dell’immagine è dovuta a irraggiamento, che il lampo ultravioletto è stato di determinabile potenza, che fu pressoché istantaneo… Ma Gesù Cristo non è un fenomeno sperimentabile materialmente. Affermare che il corpo che ha impresso l’immagine nella Sindone è di Gesù, necessita di una scelta di fede che va al di là del fenomeno di cui vediamo l’effetto. La formazione dell’immagine di Cristo sul tessuto non è spiegabile con le leggi scientifiche naturali perché da che mondo è mondo un corpo non emette un lampo di luce. Gesù Cristo era morto, inequivocabilmente morto.

Il Sudario di Oviedo è arrivato in Spagna tra l’812 e l’842, cinque secoli prima della Sindone in Francia. Le macchie di sangue dell’uno sono perfettamente sovrapponibili a quelle dell’altra; il gruppo sanguigno è lo stesso, AB. Com’è possibile sostenere la falsificazione della Sindone?

In risposta si potrebbe citare il Miracolo di Lanciano, Ottavo secolo, la transustanziazione che ha mutato vino e pane in sangue e lacerti di miocardio. Le analisi dell’Università di Siena del 1971 e del 1981 certificano che i cinque grumi di sangue sono del gruppo AB, lo stesso della Sindone e del Sudario di Oviedo. La carne è di un ventricolo sinistro. Aggiungo che Longino, il centurione che trafisse Cristo deceduto all’altezza della quinta costola destra, sarebbe nato proprio a Lanciano. La quintessenza della fede è il mistero.

Perché nel 1988 la Chiesa ha accettato di sottoporre la Sindone all’esame del Carbonio 14? Il pregresso allinea secoli di maltrattamenti. La reliquia è stata nascosta, trasportata, trafugata, esposta a pioggia, Sole, fumi, manipolazioni. Ripiegata ed esposta infinite volte, scampata ad un incendio a Chambéry nel 1532. Impronte digitali, contaminazioni, rammendi. 

Lo stesso prelievo dei tre frammenti è stato criticato per metodo, individuazione e intervento. I laboratori di Oxford, Zurigo e Tucson che hanno analizzato il tessuto sono stati concordi nel dire che risale al Medioevo. Salvo poi…

Senza censure: ci sono ripetute, fraudolente interferenze: a tempo di record, sono stati forniti risultati parziali su campioni non significativi dell’insieme della Sindone; la maggior parte dei dati è stata segretata, i responsabili ecclesiastici sono stati scavalcati. Lo stesso cardinale Anastasio Alberto Ballestrero, dal 14 novembre 1983 custode della Santa Sindone, è stato messo difronte al fatto compiuto di un frettoloso comunicato stampa che bollava la Sindone come falso medievale.

Perché?

Senza sbordare nei territori di Dan Brown, ricordo che Ballestrero ritrattò sul letto di morte le parole successive al comunicato di cui aveva preso atto, dicendo di un’indubitabile interferenza della massoneria internazionale che non ha mai dismesso il suo intento anticlericale.

La professoressa Emanuela Marinelli, coautrice nel 2015 del suo Luce dal sepolcro (edizioni Fede e Cultura, prefazione del Cardinale Agostino Vallini, Vicario Generale per la Diocesi di Roma) ha ricevuto una proposta sorprendente.

Una notissima testata multimediale americana, presente anche in Italia su carta e in tivù, le ha offerto denaro per una sua falsa dichiarazione: la Sindone sarebbe stata dipinta da Leonardo da Vinci. Ovviamente la professoressa Marinelli ha rifiutato.

Sarebbe stato un secondo scoop, prologo di molte puntate.

Con un notevole ritorno economico e politico.

Come è stato riportato dai giornali inglesi e dalla stessa professoressa Marinelli (https://www.shroud.com/pdfs/lindro2.pdf), il direttore del laboratorio di Oxford, il fisico Edward Hall, ha detto che le chiazze di sangue sulla Sindone esistono ma, si è chiesto, “chi può dire se siano di un uomo o di un maiale?” E ha concluso che la Sindone è un falso, che la speranza di addivenire a risultati certi è una chimera. C’è dell’altro?

Certo! Il giornale Sunday ha pagato a Hall una forte somma per pubblicare il “suo” resoconto sulle analisi con il Carbonio 14. La rete privata inglese ITV ha dato a Hall centomila sterline per un documentario sullo stesso argomento; quarantacinque privati e uomini d’affari hanno finanziato con un milione di sterline Hall e Michael Tite, direttore del laboratorio scientifico del British Museum, all’epoca coordinatore delle analisi con il Carbonio 14. A che titolo? Per quali progressi scientifici? Possiamo per certo dire che i poteri forti sono da sempre ostili alle innumerevoli prove oggettive che confermano l’autenticità della Sindone. La vicenda del 1988 ha scoraggiato molti sindonologi e allontanato milioni di persone dal “percepirla” per ciò che è, la più preziosa reliquia della Cristianità. Quando nel 2007, 2008 e 2009 parlavo ai miei studenti, nessuno o quasi aveva sentito parlare della Sindone; oggi come allora, un’intera generazione di giovani non ne sa nulla.

Perché le esposizioni sono così rarefatte?

Ce lo chiediamo in tanti. Pensiamo alla Tilma di Guadalupe, l’immagine miracolosa della Vergine risalente al 1531. Ogni anno oltre 20 milioni di fedeli visitano il santuario…La Sindone è conservata con la massima cura nella Cappella del Guarini a Torino. Se venisse esposta nella sua teca di cristallo, con temperatura e umidità controllate, non sarebbe suscettibile di danni. E l’impatto sui fedeli sarebbe incalcolabile.

Dopo gli episodi del 1988, scienziati di assoluto valore sono tornati sull’argomento Sindone.

Si sono chiesti perché non siano stati pubblicati i dati grezzi, come si fa in tutte le analisi. Hanno inoltrato a un tribunale di Londra  la richiesta di de-segretazione, in nome della trasparenza scientifica. Richiesta accolta. Il tribunale ha imposto la pubblicazione. Risulta che il campione è di pochi centimetri, quando la Sindone  misura oltre quattro metri di lunghezza per poco meno di un metro e mezzo di larghezza. I risultati de-segretati risultano disomogenei tra di loro, quindi non sono rappresentativi dell’intero tessuto e non rispondono ai requisiti scientifici di precisione (T. Casablanca, E. Marinelli, G. Pernagallo, B. Torrisi, New Evidence from raw data, Archeometry, 22/3/2019). Per non dire dell’univoca convergenza di elementi concomitanti rinvenuti sul tessuto, come i pollini di piante endemiche della zona, identici a quelli rinvenuto nel fango del fondale del lago di Tiberiade, datati al primo secolo, dunque coevi.

Torniamo ai testi sacri.

La Sindone dev’essere affiancata allo studio della verità storica dei Vangeli. Da sola, è un enigma indecifrabile perché non esiste altro esempio storico di un uomo che sia stato flagellato, incoronato di spine, crocefisso, di cui rimane un’immagine impressa in un tessuto che è una straordinaria messe di informazioni. Chi dice che è falsa, lo dimostri. 

Il fondamento storico dei Vangeli?

Il numero dei manoscritti dei Vangeli è incomparabilmente superiore a quelli di tutti gli autori classici, come ad esempio Cesare, Platone e Tacito: cinquemila trecento manoscritti greci, ottomila manoscritti latini e oltre duemila manoscritti armeni, siriaci, copti. Il Vangelo è di gran lunga il testo più documentato della storia antica. Tutti i manoscritti sono concordanti. 

Sono stati copiati ad Atene, a Gerusalemme, ad Alessandria d’Egitto, a Roma. Gli amanuensi non potevano accordarsi sulle varianti ma hanno riportato tutti lo stesso testo, al di là degli errori inevitabili in ogni opera umana; errori di copiatura, per lo più ortografici, che non intaccano mai la sostanza. 

Il testo che abbiamo oggi è certamente quello scritto entro il primo secolo. E questo è il primo pilastro a favore dell’attendibilità storica dei Vangeli. Il secondo pilastro è il sostrato ebraico-aramaico, sempre presente benché i Vangeli siano stati scritti in Greco, lingua conosciuta in tutto il Mediterraneo. Gesù e i suoi  discepoli pensavano e parlavano in Aramaico-Ebraico e la predicazione è stata tradotta nei decenni successivi in greco; il sottofondo permane nel testo greco. Vi compaiono ventisei parole aramaiche che gli autori hanno voluto mantenere come le aveva pronunciate Gesù.

Poi, ritroviamo i parallelismi antitetici che sono una struttura linguistica tipica dell’Ebraico, la rima del pensiero. La lingua ebraica, che è consonantica, non permette la rima, allora per facilitare la memoria veniva usato il parallelismo: ripetere lo stesso contenuto, in forma negativa e in forma positiva: non sono venuto per essere servito ma per servire; non sono i sani che hanno bisogno del medico ma i malati. Perché rimanga più impressa, la frase negativa anticipa la positiva, che funge da risonanza. Il parallelismo era già presente nell’Antico testamento ma premetteva la frase positiva a quella negativa. 

Il Signore è mio pastore non manco di nulla…Gesù Cristo cambia l’ordine degli addendi e il risultato non cambia. Si contano centotrenta parallelismi! Ho dedicato molte settimane al testo di Joachim Jeremias (Teologia del Nuovo Testamento, Brescia 1976) per verificarli tutti. 

Poi c’è il passivo teologico, per non nominare il nome di Dio invano. Gli ebrei ne rispettavano il divieto assoluto. Nei Vangeli Gesù Cristo, usa il passivo teologico almeno cento volte costruendo la frase al passivo: Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia perché…avrebbe potuto dire perché Dio li sazierà e invece dice perché saranno saziati. Altrettanto, non dice beati coloro che piangono perché Dio li consolerà ma perché saranno consolati. Tutte queste strutture testuali garantiscono che gli autori dei Vangeli erano testimoni oculari che hanno riportato le frasi di Gesù.

Troviamo poi i parallelismi sinonimici, utilizzati dallo stesso Gesù che pronuncia due frasi con lo stesso significato ma in modo leggermente diverso: 

Non date le perle ai porci. Non date le cose sante ai cani. 

Gli uccelli hanno i loro nidi e le volpi hanno le loro tane. Si tratta di una struttura sintattica tipica dell’ebraico e non del greco; è un segno di fedeltà alla predicazione originaria di Gesù.

Il parallelismo sinonimico o sinonimo è presente nelle prime tre preghiere del Padre Nostro: Sia santificato il tuo nome, Venga il tuo regno, Sia fatta la tua volontà. È un parallelismo sinonimo,  una progressione in cui chiediamo sostanzialmente la stessa cosa: che Dio entri nella nostra vita. Per farne capire la fondamentale importanza, la preghiera ripete la stessa idea per tre volte, cioè con  un ritmo ternario. Ecco un altro pilastro a favore dell’attendibilità storica dei Vangeli:  riportano fedelmente le parole di Gesù Cristo.

Ancora?

Infine un terzo pilastro è costituito dal fondamento storico della madre di tutti i miracoli: la Resurrezione. Questo fondamento si può spiegare attraverso il criterio di concatenazione: se un evento è l’unica spiegazione di tutti gli eventi successivi, allora è attendibile storicamente. 

Per assurdo, immaginiamo che non sia avvenuta la Risurrezione e concentriamoci su una certezza storica: la crocefissione di Gesù Cristo.

Ne scrive Tacito, lo dice Giuseppe Flavio, lo dicono tutti i Vangeli, tutti i testi del Nuovo Testamento, lo dicono tutti i primi cristiani. Pensiamo al dramma che hanno vissuto gli apostoli la sera del Venerdì Santo. Le profezie finite in polvere: Avrai i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi (Salmo 110, 1)… Pilato invece era al potere, Erode era al potere, Caifa era al potere. Le profezie dicevano: Il figlio dell’Uomo avrà tutte le nazioni che lo serviranno, (Daniele 7, 13-14) ma Gesù invece è morto in croce. Il Figlio di Dio è morto come un ladrone.

Proviamo ora, per assurdo, a cancellare la Resurrezione. Dobbiamo spiegare un’altra certezza storica accettata anche dagli atei e dagli scettici: dopo tre giorni i discepoli risultano profondamente trasformati. Appena qualche settimana dopo gli apostoli vanno in tutto il mondo e muoiono martiri per dire che quel crocefisso flagellato e svergognato davanti a tutta Gerusalemme, è l’unico vero Dio, il Creatore del cielo e della terra. Qualcosa di straordinario deve essere accaduto tra queste due certezze storiche: la crocifissione e l’annuncio in tutto il mondo. Tutti i testi (Vangeli, Atti degli Apostoli e le lettere di San Paolo) ci dicono che i discepoli hanno incontrato il Risorto. Una studiosa ebrea (P. Fredriksen, Jesus of Nazareth, King of the Jews), docente universitaria, non una cristiana, dice: Non c’ero, non posso dirti quel che è accaduto però sono sicura che debba essere successo qualcosa di straordinario.

Solo gli incontri reali dei discepoli con il Risorto possono spiegare, dunque, il capovolgimento dei discepoli dallo smarrimento del Venerdì Santo all’annuncio entusiasta in tutto il mondo dopo pochi giorni. Il meccanismo causale è ciò che tutti i testi dicono: loro hanno veramente incontrato il Risorto, il vincitore che ha trionfato non con la spada ma con il perdono e con l’amore. Solo il Risorto può aver spiegato che le profezie si erano veramente realizzate.

Davvero aveva tutte le nazioni a sgabello dei suoi piedi. Nessuno lo vedeva, allora. Noi oggi invece possiamo vederlo e capirlo. Dopo duemila anni, diciamo che i suoi nemici Caifa, Ponzio Pilato ed Erode sono sprofondati nella vergogna, sono veramente allo sgabello dei suoi piedi. E Gesù ha veramente trionfato, infatti due miliardi di donne e uomini credono in Gesù Cristo Figlio di Dio. 

È fondamentale che questi eventi vengono narrati come realmente accaduti e non come favola bella. 

Ci sono voluti pochissimi anni per elaborare una formula sintetica che includesse il nucleo genetico della fede. Gesù Cristo è morto. È stato sepolto. È risorto, È apparso. 

Ecco, abbiamo questo primo annuncio nella Prima Lettera ai Corinzi, capitolo 15 versetti 3-8. È il primo Credo apostolico, con la struttura tipica dell’ebraico dei rabbini. Secondo le Scritture fu sepolto, resuscitò e apparve a Cefa. E’ un testo che Paolo dice di aver ricevuto dagli Apostoli a Gerusalemme, solo qualche anno dopo l’evento della Risurrezione.

La prima domanda è l’ultima. Lei non finirà mai?

Il senso dei miei quarant’anni di studi è il rispetto di quanto dice San Pietro nella sua Prima Lettera, Capitolo 3, Versetto 15: Siate sempre pronti a rendere ragione della speranza che è in voi. Noi credenti dobbiamo rendere ragione della nostra speranza. Questo è stato sempre il mio intento. Il segno della Sindone, il segno della documentazione storica dei Vangeli, il segno, anche ,della nostra coscienza che ci dice che la morale cristiana è conforme appunto alla legge della nostra coscienza, il segno dei miracoli. Rendono tutti ragione del fatto che noi crediamo non per fideismo, emozione o sentimento ma per tutto ciò di cui abbiamo parlato, per il segno fondamentale della nostra coscienza. Come dice Tertulliano, l’anima nostra è naturalmente cristiana o anche, come dice Sofocle nell’Antigone,io sono nata per amare. La legge evangelica dell’amore è proprio scritta nella nostra coscienza.

Marco Fasol è nato a Verona nel 1955. Dopo il liceo classico all’Istituto Don Nicola Mazza, si è laureato in filosofia all’Università Cattolica di Milano nel 1978 e si è diplomato in scienze religiose presso lo Studio Teologico San Pietro Martire di Verona. Insegna storia e filosofia da oltre quarant’anni nei licei classico e scientifico Alle Stimate di Verona. 
Il suo primo saggio storico si intitola  Il Codice svelato, (Fede & Cultura, 2006). Difende l’autenticità dei vangeli canonici, con una serrata critica alle fantasie del Codice da Vinci.  In seguito ha pubblicato I Vangeli di Giuda, le verità nascoste dei vangeli apocrifi gnostici, (Fede & Cultura, 2007). Luomo della Sindone (2008, Ed. La Grafica). Eros greco ed Amore cristiano, furono davvero opposti? (20011, Fede e Cultura).
Nel febbraio 2015 è uscito il testo Luce dal sepolcro, indagine sull’autenticità della Sindone e dei vangeli,  in collaborazione con la prof. Emanuela Marinelli. In prima pagina riporta la presentazione del card. Agostino Vallini, Vicario della diocesi di Roma.
Nell’aprile 2020 è stato pubblicato, in collaborazione con Emanuela Marinelli, Gesù e la Sindone, risposte scientifiche alle domande dei giovani, (Aracne editrice, Roma) con prefazione del card. Angelo De Donatis, Vicario della diocesi di Roma. Si tratta di una raccolta di brevi domande degli studenti e risposte degli autori sui temi della verità storica dei Vangeli e sulla Sindone. 
Il testo più recente è stato pubblicato nel febbraio 2024, Gesù di Nazaret, una storia vera? I Vangeli alla prova della scienza, (Ed. Ares, Milano 2024). Il testo riassume le ricerche dell’autore sui fondamenti storici dei Vangeli, alla luce dell’immensa documentazione di manoscritti antichi, del sottofondo aramaico del testo greco, del criterio di concatenazione applicato agli incontri del Risorto con i discepoli.
La pubblicazione dei testi è stata affiancata da oltre trecento conferenze divulgative, con presentazioni in power point, che propongono la documentazione laica e scientifica dei Vangeli. Alcune di queste sono state pubblicate sul web.