Parigi assassina! I corpi dei ghigliottinati durante il Terrore

Parigi valeva bene una guerra, per Enrico III di Navarra: mandò al diavolo la fede ugonotta, ripudiata per quella cattolica, ed ebbe il passe-partout per il regno di Francia.

Parigi, per me, val bene au déhors dei collassati luoghi comuni, laddove è possibile guardarsi attorno senza euforie turistiche, nelle vetrine della città normale che ancora ha le sue madame Bérenge alla guardiola, le cartolerie, le panetterie, le fioriste che fanno meglio di Fantin-Latour, i non troppo lontani bouquinistes di Quai Conti con i libri dissipati e scodinzolanti, come meticci al canile nell’attesa di un appassionato acquirente e di un nuovo scaffale, i bistrot con le uova sode sul banco, pepe sale e l’essenza di finocchio da allungare con l’acqua.

Il cielo, come i signori, fa quel che vuole; è un complice, comunque, del siamo dove siamo, in un’illusione che conta fino a quattro, perché loro quattro sono, come i moschettieri e d’Artagnan, e tanti quanti sono quelli che sanno sì della Parigi visibile e sotterranea, ma anche di questo prologo en plen air che, se non ha cambiato il mondo, ci è andato vicino con buona pace dell’epilogo.

I quattro sono cimiteri: Sainte Marguerite, les Madeleines, les Errancis e il Picpus, bagliori della memoria farouche di sangue e ghigliottina che ha parificato, per mano della morte, routuriers, militari, monaci, religiosi e nobili. Alcuni erano i croissant alla crema della Francia, come lo scienziato Lavoisier e il poeta Andrea Chenier; l’élite non era (solo) quella degli incipriati salottieri, delle cortigiane onnipotenti, del privilegiato potere temporale della Chiesa e della noblesse , opposta al popolo infartuato di tasse, gabelle, vessazioni, obblighi, abbandono e assenza di futuro; la lama della giustizia fu affilata anche dai peggiori moventi dell’accolita sociale: vendetta, odio personale, invidia, revanche, sterminarono personaggi cardine dello stato, anche per una sola delazione, per un sospetto. I giorni erano quelli del Terrore, gli stessi, del Sestetto per Archi e Corni opera 81 di Beethoven, un capolavoro.
La follia ha decapitato adolescenti come centenari, il più delle volte con processi sommari, senza difesa né prove né indizi né testimonianze né possibilità di discolpa.

Dei quattro, ne rimane uno, oltre il muro di riservatezza del dodicesimo arrondissement, in fondo al giardino delle Canonichesse di Sant’Agostino, rue Picpus 35. Se citassi Maigret e la chiromante, come Simenon, sarei nel giusto.
Il Picpus è uno dei due camposanti privati di Parigi; l’altro è quello degli ebrei portoghesi; sono poche tombe vergognosamente abbandonate, alla Villette.

Decine e decine al giorno, le carriole scaricavano cadaveri al cimitero degli Errancis, gli “storpi”, corpi e teste in fosse comuni, senza neppure una secchiata di calce.

La ghigliottina viene spostata da Place de la Bastille a place du Trône Renversé, sempre nel dodicesimo, poi Île-de-la-Réunion. Nell’attuale, tranquilla Place de la Nation, era montato il patibolo per la danse macabre della morte applaudita. Il boia mostrava alla folla la testa rotolata nel cesto, presa per i capelli o per le orecchie.

Il problema e la sua improcrastinabile soluzione: i morti marciscono, si allargano sul pavé le pozzanghere di sangue putrefatto, corrono le epidemie. L’Errancis è pieno.

Quel rettangolo di terra delle monache diventa la discarica di Louisette, la macchina del Terrore. Dal 24 giugno al 27 luglio 1794, 1.306 citoyens finiscono nelle fosse comuni scavate in fondo al giardino. L’uno per l’altra/o, 702 popolani, 178 militari, 267 religiose e religiosi e 150 nobili, di cui 51 donne. E il grande poeta André Chenier. Intellettuali e scrittori si eran addossati ai giustizieri. Aveva scritto, nell’Avis au peuple français: Uomini atroci e odiosi per i quali un accusato è comunque colpevole, le giustificazioni degli innocenti sono una calamità pubblica; amano la libertà solo se ha dei traditori da punire; non amano la legge se non quando si pronuncia nella condanna a morte.

Il poeta André Chenier

La memoria è femmina: a fine 1796, la principessa Amélie de Hohenzollern-Sigmaringen compra in segreto il lembo di terra dove sono saturate  due fosse comuni. C’è quel che resta del fratello Frédérick, comandante della sezione della Fontaine de Grenelle della Guardia Nazionale, accusato di collusione con la coalizione tedesca antifrancese e ghigliottinato lo stesso giorno, il 23 luglio 1794, insieme all’amante della sorella, il visconte Alexandre di Beauharnais, marito della futura sposa di Napoleone, Joséphine.

Nel 1802, la marchesa di Montagu apre una sottoscrizione tra nobili e parenti dei ghigliottinati per acquistare il convento -le canonichesse erano state allontanate sei anni prima- e il terreno con le due fosse. Ne era stata scavata una terza, mai utilizzata; nel 1819, il Comité de la Societé de Picpus registra l’ultima adesione. Tra i firmatari, madame Chauchat, omonima del personaggio creato da Thomas Mann per La Montagna Incantata. Solo i discendenti degli (in)giustiziati hanno diritto a essere sepolti al Picpus.

On y va. Riva destra della Senna, ottavo arrondissement. Vie, boulevard e piazze, tra nuove intitolazioni e numerazioni, abbattimenti, costruzioni, cambi di destinazione, sono altro di due secoli fa. La chiesa de la Madeleine ha mantenuto il solo nome. L’attuale è un pesante pastiche neoclassico in cui, il 30 ottobre 1849, furono celebrate le esequie di Chopin al suono della sua Marcia funebre. Dall’antica chiesa – sorgeva all’attuale civico 8 di rue Malesherbes – dipendeva l’omonimo cimitero. Antefatti e misfatti sono simili al Picpus; il numero dei ghigliottinati tra il 1792 e il 1794, sale a 1.343, compresi Luigi XVI e Maria Antonietta, morti il 21 gennaio e il 16 ottobre 1793. La storia ha i suoi reflussi: il 21 gennaio 1815, i loro resti sono stati tumulati nella basilica di Saint Denis, dove, tra agosto e settembre 1793, le salme di quarantadue re, trentadue regine, sessantatré principi, dieci attaché reali, non meno di quaranta abati e religiosi erano state profanate e spogliate; molte tombe sono state distrutte, le bare di piombo, fuse per farne proiettili, gli argenti e gli ori, requisiti, i resti gettati in una fossa comune, senza capelli, denti, dita e unghie, venduti a feticisti e turbati a vario titolo; i corpi mummificati, polverizzati per farne medicamenti. Sissignore: si bevevano tisane intrise di briciole di mummie.

Maria Antonietta con la rosa, di Élisabeth Vigée Le Brun (1783) – Reggia di Versailles

Lo spazio verde square Louis XVI occupa lo spazio che fu del cimitero; i de cuis sono negli ossari sotterranei della città; a memoria, eretta nel 1826 da Louis XVIII in memoria del fratello, c’è la Cappella dell’Espiazione.

Aperto e chiuso in quattro anni,  5 marzo 1793 – 23 aprile 1797, il cimitero degli Errancis – degli storpi – era tra le attuali rue du Rocher, rue de Monceau, rue de Miromesnil e boulevard de Courcelles. “Contava” 1.119 decapitati, tra cui alcuni protagonisti della Rivoluzione, quali Georges-Jacques Danton, Maximilien Robespierre, il fratello Augustin, l’”Arcangelo della Rivoluzione Louis Antoine Léon de Saint-Just, la sorella di Louis XVI e del futuro re Louis XVIII Madama Elisabetta e lo scienziato Antoine-Laurent de Lavoisier, “padre” della chimica moderna.

Intorno al 1848, i resti sono stati trasferiti nel sottosuolo per la costruzione del grande Boulevard des Courcelles che va dall’ottavo al diciassettesimo arrondissement, da Avenue des Villiers a Place des Ternes, con l’inevitabile stravolgimento della Paris qu’elle était .Ci abitava il grande scrittore Henry Barbusse…

Tra il 9 e il 12 giugno 1794, 73 corpi raggiungono il cimitero di Sainte Marguerite, verso Charonne, al tempo comune autonomo, XX arrondissement, poi inglobato nella municipalità della capitale. Gli storici dibattono se il piccolo Luigi Carlo, figlio di Luigi XVI e di Maria Antonietta, lasciato morire di stenti a dieci anni, vi sia stato inumato il 10 giugno 1795, come dichiarato da Louise Henriette Campan, prima cameriera della regina. La pietas non è delle rivoluzioni né del complottismo da feuilleton. Il cuore del bimbo fu asportato da Pelletan, il medico che aveva effettuato l’autopsia e messo sotto alcol. Il “galantuomo” sperava di venderlo… Il seguito non si fa mancare nulla, peggio di un romanzo scritto male, tra furti, confessioni in articulo mortis, donazioni, chiese saccheggiate, trasferimenti, restituzioni.

Luigi XVII

Fino al 1975,  quando le petit coeur entra a Saint Denis. Il suo DNA, confrontato con quelli del ricciolo conservato da Maria Antonietta, delle due zie Marie Jeanne Gabrielle e Marie Joséphine e della nonna Marie Thérèse, ne ha confermato il sangue reale.

Dormir, Enfin, è scritto su una lapide del cimitero des Errancis.

Nel secondo centenario della Rivoluzione, un giornalista francese intervistò Deng Xiaoping (1904-1997), leader supremo del Partito Comunista Cinese. L’ultima domanda era sulle conseguenze politiche e sociali dell’evento che ha scritto un capitolo fondamentale della storia. Deng rispose con dieci parole: È troppo presto per parlarne. Sono passati solo duecento anni.

Dunque, dormir n’est pas facile perché sotto il suono stratificato della Ville Lumière, fuori dai luoghi comuni, pare quasi di sentire il battito di un piccolo cuore.

Parigi valeva bene una guerra, per Enrico III di Navarra: mandò al diavolo la fede ugonotta, ripudiata per quella cattolica, ed ebbe il passe-partout per il regno di Francia.

Parigi, per me, val bene au déhors dei collassati luoghi comuni, laddove è possibile guardarsi attorno senza euforie turistiche, nelle vetrine della città normale che ancora ha le sue madame Bérenge alla guardiola, le cartolerie, le panetterie, le fioriste che fanno meglio di Fantin-Latour, i non troppo lontani bouquinistes di Quai Conti con i libri dissipati e scodinzolanti, come meticci al canile nell’attesa di un appassionato acquirente e di un nuovo scaffale, i bistrot con le uova sode sul banco, pepe sale e l’essenza di finocchio da allungare con l’acqua.

Il cielo, come i signori, fa quel che vuole; è un complice, comunque, del siamo dove siamo, in un’illusione che conta fino a quattro, perché loro quattro sono, come i moschettieri e d’Artagnan, e tanti quanti sono quelli che sanno sì della Parigi visibile e sotterranea, ma anche di questo prologo en plen air che, se non ha cambiato il mondo, ci è andato vicino con buona pace dell’epilogo.

I quattro sono cimiteri: Sainte Marguerite, les Madeleines, les Errancis e il Picpus, bagliori della memoria farouche di sangue e ghigliottina che ha parificato, per mano della morte, routuriers, militari, monaci, religiosi e nobili. Alcuni erano i croissant alla crema della Francia, come lo scienziato Lavoisier e il poeta Andrea Chenier; l’élite non era (solo) quella degli incipriati salottieri, delle cortigiane onnipotenti, del privilegiato potere temporale della Chiesa e della noblesse , opposta al popolo infartuato di tasse, gabelle, vessazioni, obblighi, abbandono e assenza di futuro; la lama della giustizia fu affilata anche dai peggiori moventi dell’accolita sociale: vendetta, odio personale, invidia, revanche, sterminarono personaggi cardine dello stato, anche per una sola delazione, per un sospetto. I giorni erano quelli del Terrore, gli stessi, del Sestetto per Archi e Corni opera 81 di Beethoven, un capolavoro.
La follia ha decapitato adolescenti come centenari, il più delle volte con processi sommari, senza difesa né prove né indizi né testimonianze né possibilità di discolpa.

Dei quattro, ne rimane uno, oltre il muro di riservatezza del dodicesimo arrondissement, in fondo al giardino delle Canonichesse di Sant’Agostino, rue Picpus 35. Se citassi Maigret e la chiromante, come Simenon, sarei nel giusto.
Il Picpus è uno dei due camposanti privati di Parigi; l’altro è quello degli ebrei portoghesi; sono poche tombe vergognosamente abbandonate, alla Villette.

Decine e decine al giorno, le carriole scaricavano cadaveri al cimitero degli Errancis, gli “storpi”, corpi e teste in fosse comuni, senza neppure una secchiata di calce.

La ghigliottina viene spostata da Place de la Bastille a place du Trône Renversé, sempre nel dodicesimo, poi Île-de-la-Réunion. Nell’attuale, tranquilla Place de la Nation, era montato il patibolo per la danse macabre della morte applaudita. Il boia mostrava alla folla la testa rotolata nel cesto, presa per i capelli o per le orecchie.

Il problema e la sua improcrastinabile soluzione: i morti marciscono, si allargano sul pavé le pozzanghere di sangue putrefatto, corrono le epidemie. L’Errancis è pieno.

Quel rettangolo di terra delle monache diventa la discarica di Louisette, la macchina del Terrore. Dal 24 giugno al 27 luglio 1794, 1.306 citoyens finiscono nelle fosse comuni scavate in fondo al giardino. L’uno per l’altra/o, 702 popolani, 178 militari, 267 religiose e religiosi e 150 nobili, di cui 51 donne. E il grande poeta André Chenier. Intellettuali e scrittori si eran addossati ai giustizieri. Aveva scritto, nell’Avis au peuple français: Uomini atroci e odiosi per i quali un accusato è comunque colpevole, le giustificazioni degli innocenti sono una calamità pubblica; amano la libertà solo se ha dei traditori da punire; non amano la legge se non quando si pronuncia nella condanna a morte.

Il poeta André Chenier


La memoria è femmina: a fine 1796, la principessa Amélie de Hohenzollern-Sigmaringen compra in segreto il lembo di terra dove sono saturate  due fosse comuni. C’è quel che resta del fratello Frédérick, comandante della sezione della Fontaine de Grenelle della Guardia Nazionale, accusato di collusione con la coalizione tedesca antifrancese e ghigliottinato lo stesso giorno, il 23 luglio 1794, insieme all’amante della sorella, il visconte Alexandre di Beauharnais, marito della futura sposa di Napoleone, Joséphine.

Nel 1802, la marchesa di Montagu apre una sottoscrizione tra nobili e parenti dei ghigliottinati per acquistare il convento -le canonichesse erano state allontanate sei anni prima- e il terreno con le due fosse. Ne era stata scavata una terza, mai utilizzata; nel 1819, il Comité de la Societé de Picpus registra l’ultima adesione. Tra i firmatari, madame Chauchat, omonima del personaggio creato da Thomas Mann per La Montagna Incantata. Solo i discendenti degli (in)giustiziati hanno diritto a essere sepolti al Picpus.

On y va. Riva destra della Senna, ottavo arrondissement. Vie, boulevard e piazze, tra nuove intitolazioni e numerazioni, abbattimenti, costruzioni, cambi di destinazione, sono altro di due secoli fa. La chiesa de la Madeleine ha mantenuto il solo nome. L’attuale è un pesante pastiche neoclassico in cui, il 30 ottobre 1849, furono celebrate le esequie di Chopin al suono del suo Requiem. Dall’antica chiesa – sorgeva all’attuale civico 8 di rue Malesherbes – dipendeva l’omonimo cimitero. Antefatti e misfatti sono simili al Picpus; il numero dei ghigliottinati tra il 1792 e il 1794, sale a 1.343, compresi Luigi XVI e Maria Antonietta, morti il 21 gennaio e il 16 ottobre 1793. La storia ha i suoi reflussi: il 21 gennaio 1815, i loro resti sono stati tumulati nella basilica di Saint Denis, dove, tra agosto e settembre 1793, le salme di quarantadue re, trentadue regine, sessantatré principi, dieci attaché reali, non meno di quaranta abati e religiosi erano state profanate e spogliate; molte tombe sono state distrutte, le bare di piombo, fuse per farne proiettili, gli argenti e gli ori, requisiti, i resti gettati in una fossa comune, senza capelli, denti, dita e unghie, venduti a feticisti e turbati a vario titolo; i corpi mummificati, polverizzati per farne medicamenti. Sissignore: si bevevano tisane intrise di briciole di mummie.

Maria Antonietta con la rosa, di Élisabeth Vigée Le Brun (1783) – Reggia di Versailles


Lo spazio verde square Louis XVI occupa lo spazio che fu del cimitero; i de cuis sono negli ossari sotterranei della città; a memoria, eretta nel 1826 da Louis XVIII in memoria del fratello, c’è la Cappella dell’Espiazione.

Aperto e chiuso in quattro anni,  5 marzo 1793 – 23 aprile 1797, il cimitero degli Errancis – degli storpi – era tra le attuali rue du Rocher, rue de Monceau, rue de Miromesnil e boulevard de Courcelles. “Contava” 1.119 decapitati, tra cui alcuni protagonisti della Rivoluzione, quali Georges-Jacques Danton, Maximilien Robespierre, il fratello Augustin, l’”Arcangelo della Rivoluzione Louis Antoine Léon de Saint-Just, la sorella di Louis XVI e del futuro re Louis XVIII Madama Elisabetta e lo scienziato Antoine-Laurent de Lavoisier, “padre” della chimica moderna.

Intorno al 1848, i resti sono stati trasferiti nel sottosuolo per la costruzione del grande Boulevard des Courcelles che va dall’ottavo al diciassettesimo arrondissement, da Avenue des Villiers a Place des Ternes, con l’inevitabile stravolgimento della Paris qu’elle était .Ci abitava il grande scrittore Henry Barbusse…

Tra il 9 e il 12 giugno 1794, 73 corpi raggiungono il cimitero di Sainte Marguerite, verso Charonne, al tempo comune autonomo, XX arrondissement, poi inglobato nella municipalità della capitale. Gli storici dibattono se il piccolo Luigi Carlo, figlio di Luigi XVI e di Maria Antonietta, lasciato morire di stenti a dieci anni, vi sia stato inumato il 10 giugno 1795, come dichiarato da Louise Henriette Campan, prima cameriera della regina. La pietas non è delle rivoluzioni né del complottismo da feuilleton. Il cuore del bimbo fu asportato da Pelletan, il medico che aveva effettuato l’autopsia e messo sotto alcol. Il “galantuomo” sperava di venderlo… Il seguito non si fa mancare nulla, peggio di un romanzo scritto male, tra furti, confessioni in articulo mortis, donazioni, chiese saccheggiate, trasferimenti, restituzioni.

Luigi XVII

Fino al 1975,  quando le petit coeur entra a Saint Denis. Il suo DNA, confrontato con quelli del ricciolo conservato da Maria Antonietta, delle due zie Marie Jeanne Gabrielle e Marie Joséphine e della nonna Marie Thérèse, ne ha confermato il sangue reale.

Dormir, Enfin, è scritto su una lapide del cimitero des Errancis.

Nel secondo centenario della Rivoluzione, un giornalista francese intervistò Deng Xiaoping (1904-1997), leader supremo del Partito Comunista Cinese. L’ultima domanda era sulle conseguenze politiche e sociali dell’evento che ha scritto un capitolo fondamentale della storia. Deng rispose con dieci parole: È troppo presto per parlarne. Sono passati solo duecento anni.

Dunque, dormir n’est pas facile perché sotto il suono stratificato della Ville Lumière, fuori dai luoghi comuni, pare quasi di sentire il battito di un piccolo cuore.